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          9 Set, 2019 | Società

          Il Piano Annuale di Inclusività è un documento che individua i bisogni educativi e formativi della scuola e gli interventi che si vogliono attuare per soddisfarli, promuovendo l’inclusione di tutti gli alunni. Chi lo redige e come viene approvato?

          Cos’è e a cosa serve il Piano Annuale di Inclusività?

          Il Piano Annuale di Inclusività (PAI) è un documento che individua i bisogni educativi e formativi della scuola e gli interventi che si vogliono attuare per soddisfarli.

          Questo è stato introdotto dalla direttiva sui BES (bisogni educativi speciali) del 2012 e dalla circolare ministeriale del 6 marzo 2013, che reca gli “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica – Indicazioni operative”.

          Nel dettaglio, il Piano, che viene redatto e approvato ogni giugno da tutte le istituzioni scolastiche, individua i punti forza e le criticità delle azioni di inclusività realizzate nel corso dell’anno scolastico appena trascorso. Inoltre indica le proposte operative che si intendono attuare nell’anno successivo per migliorare ulteriormente l’inclusione di tutti gli studenti, compresi coloro che hanno bisogni specifici, come gli alunni disabili, quelli con difficoltà di apprendimento, nonché coloro che vertono in condizioni di disagio sociale, culturale e linguistico.

          Gli obiettivi del Piano Annuale di Inclusività sono:

          • garantire un approccio educativo e didattico omogeneo all’interno della comunità scolastica;
          • garantire continuità nell’azione educativa e didattica anche nel caso in cui cambino docenti o dirigente scolastico;
          • condurre un ragionamento generale a livello di collegio scolastico sulle modalità educative e sui metodi di insegnamento utilizzati nella scuola;
          • effettuare una valutazione dei punti forza e le criticità così da fornire indicazioni precise sui vari bisogni educativi speciali riscontrati;
          • ragionare sulle risorse potenzialmente impiegabili nell’anno successivo per rimuovere gli ostacoli che ancora sussistono in un’ottica di inclusione di tutti gli alunni.

          In questo modo con il PAI si garantisce il diritto all’istruzione di tutti gli studenti, compresi coloro che hanno bisogni educativi speciali, prevenendo possibili ostacoli nell’apprendimento e favorendo la loro totale integrazione sociale e culturale.

          Infine, con il Piano di Inclusività si sensibilizzano e si preparano insegnanti e genitori a problematiche specifiche che riguardano i propri alunni e i propri figli.

          Qual è la normativa di riferimento?

          Come anticipato, il Piano Annuale di Inclusività è stato introdotto dalla direttiva sui BES del 27 dicembre 2012 e dalla circolare ministeriale del 6 marzo 2013, entrambe emanate dal Miur.

          Ma cosa sono i bisogni educativi speciali? Si tratta di esigenze di apprendimento specifiche, che possono essere permanenti o temporanee, che trovano la loro origine in cause fisiche, psicologiche e socio-culturali. La direttiva ministeriale identifica tre categorie di alunni che rientrano nell’area BES:

          • alunni con disabilità;
          • alunni con disturbi evolutivi come i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), deficit di linguaggio, deficit non verbali, deficit motorio, deficit di attenzione e iperattività (ADHD);
          • alunni con svantaggio sociale, culturale e linguistico.

          In caso di disabilità o di DSA, sono richieste diagnosi e certificazioni per attestare lo stato di salute dello studente. Per tutti gli altri, invece, sono gli insegnanti a identificare, sulla base delle loro considerazioni didattiche e pedagogiche, potenziali bisogni educativi speciali. In questo senso è importante l’apporto del modello diagnostico ICF (International Classification of Functioning) dell’Organizzazione Mondiale della Salute, che considera la persona nella sua totalità, in una prospettiva bio-psico-sociale. Il modello ICF permette di individuare i bisogni educativi speciali che ogni alunno può avere, per periodi più o meno prolungati, per diversi motivi e rispetto ai quali la scuola deve offrire risposta adeguata e personalizzata.

          Come si legge nella direttiva ministeriale sui BES, l’obiettivo è potenziare la cultura dell’inclusione e questo può avvenire anche attraverso l’approfondimento di determinate competenze degli insegnanti curriculari, non solo di quelli di sostegno, al fine di creare un’interazione sempre maggiore tra tutte le componenti della comunità educante. In questo senso, diventano molto importanti e strategici i Centri territoriali di supporto, che si configurano come l’interfaccia tra amministrazione, enti e associazioni, e le scuole e tra le scuole stesse relativamente ai BES. Questi centri sono istituiti presso ogni scuola polo dagli Uffici scolastici regionali in accordo con il Miur.

          I Centri territoriali di supporto collaborano con Province, Comuni, servizi sanitari, associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari, Centri di ricerca, con l’obiettivo di definire un supporto al processo di integrazione che sia quanto più universale, lavorando secondo linee guida tracciate dall’Ufficio scolastico regionale e dal Ministero.

          Una volta divulgata la direttiva BES, vennero sollevate molte perplessità interpretative relativamente a alcuni passaggi della stessa. Per fare chiarezza, il Miur ha emanato la circolare 8/2013, offrendo alle scuole uno strumento operativo importante e di raccordo tra tutti gli istituti del territorio nazionale.

          Oltre alla direttiva BES e alla relativa circolare, tra la normativa che disciplina il Piano Annuale di Inclusività c’è anche la nota prot. 1551 del 27 giugno 2013. Con questa il Ministero dell’Istruzione elaborava e diffondeva un modello di PAI da cui gli istituti scolastici potevano partire per elaborare il loro. Note successive hanno proposto una modulistica sempre più efficace.

          Infine, la nota ministeriale del 22 novembre 2013 specifica che il Piano Annuale di Inclusività è un’integrazione del piano di offerta formativa, di cui è parte sostanziale.

          Quali sono i criteri per l’attuazione del Piano annuale di Inclusività?

          I criteri per l’attuazione del Piano Annuale di Inclusività sono 3:

          • identificazione anticipata di una qualsiasi situazione di disagio scolastico di uno o più alunni;
          • elaborazione di percorsi ad hoc per favorire l’apprendimento e l’educazione scolastica degli alunni con bisogni speciali attraverso la redazione dei piani educativi individualizzati, redatti per gli alunni con disabilità certificata, e i piani didattici personalizzati, rivolti agli studenti che ricevono una diagnosi di DSA o di altri disturbi dell’apprendimento;
          • investimento funzionale delle risorse umane, finanziarie e strutturali a disposizione per rimuovere gli ostacoli all’apprendimento e facilitare la formazione di tutti gli studenti, compresi quelli con bisogni speciali, di qualsiasi natura essi siano.

          La scuola deve attuare questi criteri, che sono resi operativi nel PAI, in modo continuativo e ponderato per promuovere l’inclusione scolastica di tutti gli alunni.

          Quali sono i soggetti coinvolti?

          Il Piano Annuale di Inclusività è redatto dal Gruppo di Lavoro Inclusione (GLI), da cui è approvato insieme al Collegio docenti entro fine giugno.

          Il GLI elabora la proposta del piano, formulando un progetto di utilizzo funzionale delle risorse e le attività da attuare per migliorare il livello generale di inclusione della scuola nell’anno scolastico successivo. Il Gruppo di Lavoro Inclusione, infatti, è uno degli organi collegiali dell’istituzione scolastica che si occupa di tutte le questioni che riguardano i bisogni educativi speciali:

          • all’inizio di ogni anno scolastico rileva i bisogni educativi speciali presenti nella scuola;
          • monitora e valuta il livello di inclusività della scuola;
          • coordina le proposte avanzate dagli altri organi scolastici.

          Una volta progettato dal GLI, il Piano Annuale di Inclusività viene discusso e poi deliberato in Collegio docenti. Dopo di che viene inviato al proprio Ufficio scolastico regionale per richiedere l’organico di sostegno per l’anno scolastico successivo. L’ufficio assegna così alle singole scuole gli insegnanti di sostegno e, in base a queste assegnazioni, il GLI opera un adattamento del Piano, dopo di che il dirigente scolastico procede ai conferimenti definitivi. Quest’ultimo è responsabile dell’organizzazione e della realizzazione dell’inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali e della loro sicurezza, dunque dell’attuazione del PAI.

          Tra gli altri soggetti che svolgono un ruolo fondamentale per la redazione e l’attuazione del PAI ci sono:

          • il consiglio di classe, che nella scuola elementare è formato dal dirigente scolastico, dal personale docente e da un rappresentante dei genitori, mentre nella scuola secondaria di primo grado è costituito dal dirigente scolastico, i professori e 4 rappresentanti delle famiglie – ha il compito di rilevare i bisogni speciali degli alunni e redarre i progetti personalizzati per questi studenti;
          • il referente integrazione alunni certificati, che è responsabile del coordinamento degli studenti portatori di disabilità, di disturbi nell’apprendimento e, in generale, con una segnalazione clinica. Come tale, conduce un monitoraggio costante del percorso scolastico degli studenti BES, coordinando gli insegnanti, gli educatori e gli assistenti che hanno a che fare con la loro formazione. Infine, il referente integrazione alunni certificati è quell’organo mediatore tra la scuola e la ASL e gli enti, sia pubblici che privati, in convenzione con l’istituto;
          • il referente alunni stranieri, che si occupa dell’inserimento degli alunni non italiani nelle varie classi, vigilando sul rispetto del protocollo accoglienza alunni stranieri all’interno dell’istituto;
          • la commissione Disagio, composta da referenti Asl e da rappresentanti della scuola, che ha il compito di costruire una rete di condivisione per la comprensione dei bisogni speciali degli alunni, per la diffusione delle strategie di inclusività messe in atto dagli istituti, delle priorità e degli strumenti con obiettivi di prevenzione;
          • il Gruppo di lavoro educatore di istituto, che progetta il sostegno educativo dell’apprendimento, dando origine a luoghi di socializzazione, di creatività, di sviluppo soggettivo e della valorizzazione individuale;
          • Personale Ata e di segreteria, che collaborano con tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione e attuazione del Piano Annuale di Inclusione, compresi gli studenti;
          • Enti pubblici e privati in convenzione, che collaborano con l’istituto scolastico per costruire un’alleanza strategica per la predisposizione di risorse extrascolastiche educative e formative, sia formali che informali.

          Ovviamente, tra i soggetti coinvolti nel PAI ci sono gli alunni, protagonisti di tutte le azioni e gli interventi definiti nel piano, sia con che senza BES. Gli studenti senza bisogni speciali, infatti, vengono coinvolti in attività di toutoraggio per aiutare i compagni più svantaggiati. Inoltre, le loro capacità relazionali e didattiche possono essere molto utili per gli amici con bisogni speciali, sia da un punto di vista dell’apprendimento, sia puramente relazionale.

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