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          8 Ott, 2019 | Società

          La tutela dei diritti dei disabili passa anche attraverso la possibilità di praticare uno sport. L’attività sportiva, infatti, è un grande strumento di inclusione e di integrazione per tutti coloro che vengono lasciati ai margini della società, comprese le persone con disabilità. Ecco perché è importante garantire a chi è considerato diverso la possibilità di esprimere le proprie capacità attraverso l’attività sportiva.

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          Sport e disabilità: le normative che tutelano i diritti delle persone disabili

          Quello di poter praticare sport è un diritto che viene garantito a tutte le persone, compresi coloro che lottano con una disabilità.

          Esistono diverse norme, sia nazionali che internazionali, che tutelano tale diritto:

          • Carta Internazionale dello Sport e dell’Educazione Fisica dell’UNESCO (Parigi, 1978). Sancisce che tutti i cittadini diritto ad accedere all’attività sportiva e che essa deve essere adattata alle necessità delle fasce più deboli della società, come i bambini e le persone con disabilità;
          • Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata in Italia nel 2009). All’articolo 30 parla esplicitamente di partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi e allo sport. Attraverso il riconoscimento del diritto ad accedere alla cultura e allo sport, invita gli Stati Parti a incoraggiare e promuovere la partecipazione delle persone con disabilità alle attività sportive;
          • Legge 104/92 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate). La legge nazionale di riferimento per quanto riguarda la tutela delle persone con disabilità, tratta ampiamente, in più articoli, il tema del diritto allo sport per le persone con disabilità e quello dell’abbattimento delle barriere architettoniche che impediscono l’accesso e la fruizione delle strutture;
          • Decreto Legislativo 43 del 27 febbraio 2017. Tale decreto costituisce il Comitato Italiano Paralimpico e gli riconosce il ruolo di ente di riferimento principale per le attività sportive che vengono praticate dalle persone disabili.

          Il Comitato Paralimpico Italiano

          Il CIP (Comitato Paralimpico Italiano) è l’ente pubblico di riferimento per lo sport praticato dalle persone con disabilità, sia a livello regionale, sia a livello nazionale.

          Istituito con un decreto del 2017, esso ha il compito di:

          • promuovere, disciplinare, regolare e gestire le attività sportive per disabili, sia agonistiche che amatoriali, che vengono organizzate sul territorio nazionale;
          • sostenere l’agonismo di alto livello e la preparazione degli atleti che vogliano partecipare alle Paralimpiadi;
          • promuovere e favorire la diffusione dello sport in condizioni di uguaglianza e pari opportunità, così da garantire a tutti il diritto allo sport;
          • offrire supporto e sostegno ad associazioni, federazioni, discipline ed enti di promozione riconosciuti dallo stesso CIP;
          • intraprendere iniziative volte a controllare ed arginare il fenomeno della discriminazione nello sport.

          L’importanza dello sport per le persone disabili

          Che lo sport faccia bene ai disabili a livello fisico è cosa nota da tempo. Precisamente dal 1944, anno in cui il medico Ludwig Guttman introdusse l’attività sportiva nei centri di riabilitazione per le persone colpite da deficit motori, per migliorare il loro stato di salute fisica e mentale.

          Mentre è del 1960 la decisione di istituire in via ufficiale le Paralimpiadi, le Olimpiadi dedicate agli sport praticati dai disabili.

          Il fatto che le leggi per la tutela delle persone con disabilità contemplino anche la salvaguardia del loro diritto a praticare attività sportiva, invece, è un importante tassello nel lungo percorso che ha come obiettivo la piena inclusione e integrazione dei disabili nel tessuto sociale dal quale sono troppo spesso emarginati.

          Non solo, lo sport è anche un’importante strumento educativo e consente di soddisfare alcuni bisogni primari dell’uomo, come quello di muoversi, di stare insieme ai propri simili e intessere relazioni sociali. Grazie ad esso, la persona con disabilità è in grado di migliorare le proprie capacità cognitive e la vita di relazione, aumentare le proprie capacità fisiche e ottenere gratificazione dai risultati raggiunti, cosa che migliora la stabilità emotiva.

          Praticare sport è anche utile per acquisire una maggiore autonomia.

          Certo, affinché una persona con disabilità possa davvero ottenere dei benefici dalla pratica dell’attività sportiva, è importante che venga sostenuta e guidata nel suo percorso, e, soprattutto, che venga indirizzata verso lo sport più adatto alle sue capacità e alle sue inclinazioni personali. Non tutti gli sport, infatti, sono adatti per tutti i tipi di disabilità.

          Prima di scegliere quale attività praticare, quindi, è opportuno chiedere il parere del medico, e confrontarsi con gli organi e le associazioni che si occupano di sport per disabili.

          Sport e disabilità: uno strumento di integrazione

          L’integrazione sociale è fondamentale per garantire una buona qualità di vita a tutti gli individui e lo diventa ancora di più quando si parla di persone con disabilità, che per lungo tempo sono state ostracizzate e relegate ai margini della società.

          Lo sport è sempre stato uno dei mezzi privilegiati per favorire l’integrazione sociale anche nei soggetti meno predisposti ed è risultato tale anche nel processo di inclusione delle persone disabili. Questo perché non si rivolge a delle categorie specifiche di persone, ma alla collettività.

          L’attività sportiva aiuta le persone con disabilità a confrontarsi con i propri limiti e a cercare di superarli; in più, favorisce lo sviluppo delle capacità innate che ogni individuo custodisce dentro di sé, incentiva la scoperta di nuove attitudini e consente di scaricare tensione e frustrazioni in un modo che sia socialmente accettabile. Essere in grado di ottenere dei risultati positivi, di eccellere in qualcosa, inoltre, rafforza il senso di identità e migliora la percezione che una persona ha di sé stessa. Le regole che sono proprie di ogni attività sportiva, invece, contribuiscono a migliorare la capacità di interazione.

          Negli ultimi anni, la crescente popolarità degli sport paralimpici, e degli sportivi che li praticano (vedi Alex Zanardi e Giusy Versace), hanno contribuito a rendere ancor più evidente che le persone con disabilità sono in grado di perseguire qualunque obiettivo, e a diminuire la percezione di individui limitati che la società aveva di loro.

          Sport e disabili: la situazione in Italia

          La crescente popolarità delle Paralimpiadi e la maggiore attenzione verso gli sport per disabili, tuttavia, possono anche rivelarsi un boomerang, e scatenare effetti negativi. Questo perché, nella realtà, non esistono solo gli atleti paralimpici famosi che sono riusciti ad ottenere risultati incredibili. Ci sono anche persone “normali” che non hanno tutte queste possibilità.

          Sebbene, sulla carta, i disabili abbiano a disposizione tutte le risorse, anche legislative, per vedersi garantire l’accesso all’attività sportiva, nella realtà le cose non stanno proprio così e i dati a disposizione rivelano un panorama piuttosto desolante. Per la maggior parte delle persone disabili la proposta risulta piuttosto limitata e riuscire a praticare un qualsiasi tipo di sport è ancora utopia. Questo perché, spesso, ci si deve confrontare con la diffidenza e con la paura, oltre che con le barriere architettoniche che si trovano nella maggior parte delle strutture del nostro Paese.

          Ai disabili, specie coloro che sono affetti da malattie rare, molte volte vengono richiesti decine di documenti e certificati, perché si teme che possano infortunarsi più facilmente e gravemente rispetto alle persone normodotate. Persino i medici di base, a volte, si rifiutano di rilasciare le certificazioni necessarie alla pratica dell’attività sportiva. E se le persone con disabilità e le loro famiglie non trovano appoggio in un’associazione o nell’equipe medica che le seguono, deve rinunciare allo sport.

          Le iniziative per consentire l’accesso allo sport per le persone con disabilità

          Oggi, per fortuna, sia da parte delle istituzioni, sia da parte di soggetti privati, c’è la volontà di rendere possibile l’accesso alla pratica delle attività sportive per quante più persone possibile, attraverso l’attivazione di politiche sociali ad hoc e interessanti progetti di inclusione.

          Come quello voluto da Alex Zanardi, ex pilota di Formula 1 e famoso atleta paralimpico, ha dato vita al progetto “Obiettivo 3” che ha lo scopo di scovare e offrire supporto e formazione ai campioni paralimpici più promettenti, aiutandoli a prepararsi per Tokyo 2020.

          Interessante è stato anche il progetto della regione Puglia, avviato in vista dell’anno scolastico 2018/2019: “Scuola, Sport e Disabilità“, per integrare la materia dell’educazione fisica regalare ai giovani disabili un’opportunità in più di cimentarsi in ambito sportivo e migliorare le proprie competenze e abilità.

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