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          1 Ago, 2019 | Salute

          I disturbi specifici dell’apprendimento insorgono in età scolare e si riconoscono per la difficoltà di apprendimento delle abilità scolastiche di base. Ecco quali sono, come diagnosticarli e quale sostegno può offrire la scuola per superarli.

          I disturbi specifici nell'apprendimento

          DSA: cosa sono, quando si manifestano e come vengono diagnosticati

          Con l’acronimo DSA (Disurbi Specifici dell’ Apprendimento) si indica un’ampia gamma di disturbi, i quali hanno una natura neurobiologica e interessano esclusivamente la sfera dell’apprendimento delle abilità scolastiche.

          I disordini compresi nella definizione di DSA rendono difficoltose scrittura, comprensione del testo, lettura e calcolo; essi sono spesso associati a difficoltà nel controllare i propri atteggiamenti e nel rapportarsi con gli altri.

          I Disturbi Specifici dell’Apprendimento, non sono malattie, ma disabilità di tipo cognitivo.

          Ecco alcune delle principali caratteristiche che contraddistinguono i disturbi specifici dell’apprendimento:

          • la loro insorgenza è causata da una concomitanza di fattori sia genetici che ambientali;
          • per loro natura, non sono causati da handicap mentali gravi, ma interessano bambini che hanno un’intelligenza nella norma, o, talvolta, sopra la media;
          • i DSA vengono definiti disturbi evolutivi o disturbi specifici evolutivi perché si presentano in età evolutiva;
          • il termine “specifici” viene utilizzato per evidenziare il fatto che essi interessano una precisa area di apprendimento, senza andare a intaccare il funzionamento intellettivo globale.

          Anche se alcuni segnali sono presenti già in età prescolare, i DSA vengono difficilmente riconosciuti nella fascia di età che va da 0 a 6 anni, perché questi disturbi interessano l’apprendimento delle abilità cognitive che si acquisiscono frequentando la scuola primaria. Solitamente, essi si riconoscono dopo i sei anni, quando il bambino, frequentando la scuola, presenta delle difficoltà nell’apprendere le abilità scolastiche di base, nonostante il corretto sviluppo intellettivo generale.

          Diagnosi DSA: come avviene e chi se ne occupa

          Durante la Consensus Conference del 2006, alla quale hanno preso parte 10 importanti società scientifiche e associazioni esperte nell’ambito dei DSA, è stato stilato un elenco di criteri utili per eseguire una corretta valutazione e diagnosi dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento:

          • discrepanza. Questo criterio tiene conto del deficit tra le abilità che il bambino dovrebbe aver sviluppato alla sua età e quelle che ha effettivamente maturato, oltre che dell’intelligenza generale;
          • il carattere evolutivo del disturbo e il modo in cui esso si manifesta nelle varie fasi evolutive dell’abilità che colpisce;
          • associazione ad altri disturbi;
          • presenza di fattori biologici o ambientali che innescano o aggravano il disturbo;
          • quanto è condizionante il disturbo per la vita scolastica e quotidiana del bambino o del ragazzo.

          Per ottenere una diagnosi di DSA si deve passare attraverso gli esami eseguiti un’equipe formata da diversi professionisti: il neuropsichiatra infantile, lo psicologo e il logopedista.

          Quando si ha il sospetto che un bambino possa avere un DSA, la prima cosa da fare è quindi richiedere una visita del neuropsichiatra infantile. Sia il Servizio Sanitario Nazionale che numerose strutture private accreditate mettono a disposizione dei percorsi ad hoc per la diagnosi e la cura dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

          Quando si esegue la diagnosi?

          Sebbene i DSA siano presenti nei bambini già in età prescolare, essi vengono diagnosticati solamente quando i ragazzi frequentano già la scuola primaria. Ovviamente, per essere sicuri di ottenere una diagnosi accurata, non si può esaminare il bambino già in prima elementare, perché ci sono bambini che impiegano più tempo di altri ad acquisire determinate abilità, anche se non presentano disturbi specifici.

          La diagnosi di disgrafia, dislessia e disortografia può avvenire già in seconda elementare, mentre per la discalculia si deve aspettare la terza elementare.

          A seconda del momento in cui viene diagnosticato il disturbo, si può parlare di diagnosi precoce o tardiva: la diagnosi precoce è quella che viene effettuata in maniera tempestiva, non appena si hanno le prime avvisaglie del disturbo; quella tardiva è quella che viene effettuata in ritardo. Va da sé che, prima si riconosce il disturbo, prima si può intervenire per ridurre le difficoltà nello studio che esso causa.

          Nonostante la crescente sensibilizzazione verso l’argomento, molte volte risulta ancora difficile riconoscere e individuare i DSA, che vengono scambiati per pigrizia e scarso impegno da parte dello studente. È importante che i genitori, per primi, sappiano cogliere eventuali disagi del figlio e, con l’aiuto degli insegnanti, intraprendere un percorso di aiuto e sostegno al bambino, affinché affronti con serenità il problema.

          Disturbo specifico di lettura: la Dislessia

          Con il termine dislessia viene indicata la difficoltà che hanno alcuni bambini e ragazzi nella lettura e nella comprensione di testi anche semplici e nella memorizzazione di definizioni e termini specifici.

          Per un bambino dislessico il testo da leggere non appare chiaro e lineare, e la sua decodifica richiede tanto tempo e impegno, sempre che gli vengano forniti gli strumenti giusti per riuscirci.

          La dislessia, come gli altri DSA, si presenta già nella prima infanzia, ma può essere diagnosticata solo con l’inizio del percorso scolastico.

          L’età giusta per individuarla è intorno ai 7 anni, quindi in seconda elementare. A questa età, un bambino dovrebbe avere già acquisito le competenze sufficienti a permettergli di leggere e comprendere un testo in maniera piuttosto agevole.

          Tra i problemi più comuni che si trova ad affrontare un bimbo che soffre di dislessia ci sono:

          • la confusione di lettere dall’aspetto o dal suono simile (ad esempio “m” e “n”, “b” e “d”, “t” e “d”, “v” ed “f”);
          • l’inversione delle lettere che compongono le sillabe.

          Queste difficoltà, spesso, portano il bambino a omettere parole presenti nel testo e ad aggiungerne altre che, invece, non ci sono.

          I segnali di allarme

          Per ottenere una diagnosi certa di dislessia bisogna rivolgersi a degli esperti che abbiano a disposizione tutti gli strumenti diagnostici per dichiarare che un bambino è effettivamente affetto da dislessia. Oltre ai segnali più evidenti, come la confusione delle lettere, ce ne sono altri che potrebbero indicare la presenza di questo DSA:

          • difficoltà nel parlare ed evidente ritardo nel linguaggio;
          • scarsa capacità di ascolto e comprensione;
          • difficoltà nel mettere insieme i suoni per comporre parole di senso compiuto;
          • ritardi nello sviluppo motorio;
          • difficoltà nel distinguere la destra dalla sinistra.

          Come intervenire?

          Più la diagnosi di dislessia è precoce, prima si possono fornire al bambino gli strumenti adatti per conviverci nella maniera più serena possibile e ridurre al minimo le conseguenze sulla sua capacità di apprendimento e sulla sua psicologia. Se non riconosciuta in tempo, infatti, la dislessia può provocare gravi problemi di apprendimento, che potrebbero generare ansia nei confronti della lettura e portare il bambino a trovarsi a disagio nel frequentare la scuola, peggiorando la qualità del suo rendimento.

          Se il bambino viene seguito in maniera corretta, e gli vengono forniti tutti gli strumenti, psicologici e pratici, per affrontare la dislessia, sarà in grado di acquisire dei meccanismi compensativi che gli renderanno più agevole l’apprendimento.

          Disturbo specifico di scrittura: la disgrafia e la disortografia

          Sebbene interessino entrambi la capacità di scrittura, disgrafia e disortografia sono due disturbi ben distinti tra loro, che si manifestano attorno ai 7/ 8 anni di età, quindi quando i bambini frequentano la seconda o terza classe elementare.

          Disgrafia

          La disgrafia è un disturbo che porta il bambino a scrivere in maniera disordinata, perché:

          • ha difficoltà a seguire le righe, a distanziare bene le lettere e a comporle tutte della stessa grandezza;
          • fatica a tenere correttamente in mano la penna;
          • non esercita la giusta pressione sul foglio;
          • ha difficoltà nel disegno e nella riproduzione di forme geometriche;
          • ha scarsa tonicità muscolare;
          • ha un ritmo di scrittura alterato (troppo lento o troppo veloce).

          Per i soggetti disgrafici, risulta molto difficile anche tradurre in parole scritte ciò che sentono o pensano.

          Disortografia

          La disortografia è un disturbo specifico della scrittura che comporta una difficoltà nell’apprendimento delle regole grammaticali e nella trasformazione del linguaggio parlato in parola scritta, senza che il soggetto sia affetto da deficit intellettivi o motori e lo porta a commettere numerosi errori di scrittura.

          Tra i sintomi più riconoscibili della disortografia ci sono:

          • confusione tra fonemi dal suono simile (come t e d; f e v; p e b; l ed r);
          • confusione tra lettere dall’aspetto simile;
          • omissione di alcune lettere all’interno delle parole, come le doppie;
          • inversione di alcuni suoni.

          Disturbo specifico del calcolo: la discalculia

          La discalculia è un disturbo specifico dell’apprendimento che interessa tutto ciò che concerne l’ambito matematico. Spesso associata alla dislessia e ad altri DSA, la discalculia si caratterizza per:

          • difficoltà nell’organizzazione e nell’ordinamento dei numeri in senso progressivo e nel contare alla rovescia;
          • difficoltà nel mettere i numeri in colonna;
          • confusione dei segni aritmetici;
          • lentezza nei calcoli;
          • difficoltà nel memorizzare i numeri e le tabelline;
          • difficoltà nel riconoscere e nello scrivere i numeri, specie se più lunghi.

          Anche se la discalculia è un disturbo che si riconosce attorno agli otto anni, quando i bambini frequentano la terza elementare, già in età prescolare ci sono alcuni segnali che ne indicano la presenza, come la difficoltà nel contare, nel riconoscere i simboli numerici e nell’ordinare i numeri.

          In un bambino che va già a scuola, i segnali della discalculia, oltre a quelli già citati, comprendono la difficoltà nel contare, eseguire operazioni e nella risoluzione di problemi matematici.

          Il ruolo della scuola

          Sia la scuola che la famiglia hanno un ruolo fondamentale nel riconoscimento dei DSA e nel sostegno ai bambini che ne sono affetti.

          La scuola, in particolare la scuola primaria, non solo deve essere attenta nel riconoscere i bambini con DSA, ma comunicare immediatamente alla famiglia il sospetto che un alunno possa essere affetto da un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, in modo che i genitori possano immediatamente attivare tutte le procedure necessarie alla diagnosi e alla certificazione dello stesso.

          Una volta diagnosticato, è importante che i docenti abbiano una corretta formazione sull’argomento tengano conto dei bisogni speciali dell’alunno con DSA e facciano ricorso a una didattica inclusiva.

          Gli insegnanti che seguono alunni affetti da questo tipo di disabilità devono, infatti, studiare un percorso didattico specifico, con attività calibrate sulle sue esigenze.

          DSA e legislazione

          Negli ultimi decenni c’è stata un’attenzione sempre crescente nei confronti dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, e anche in Italia lo Stato si è adeguato, emanando una legge ad hoc che non solo dà una definizione precisa delle varie tipologie di DSA, ma fornisce anche delle Linee Guida per il riconoscimento e il trattamento dei disturbi. La norma in questione è la legge 170 del 2010.

          Essa stabilisce che debba essere la ASL a rilasciare le certificazioni di DSA, che gli alunni affetti da tali disturbi possano usufruire di supporti specifici per facilitare l’apprendimento e che abbiano a disposizione tempi più lunghi per terminare le prove. Al Ministero dell’Istruzione viene lasciato il compito di effettuare gli screening diagnostici nelle scuole.

          I genitori di alunni affetti da DSA che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo grado possono inoltre ottenere una maggiore flessibilità sul lavoro, così da seguire i figli in maniera adeguata.

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