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          23 Ago, 2019 | Società

          Prendersi cura dei numerosi anziani è un compito molto particolare, che cambia la vita dei familiari e degli operatori del settore, e che l’Italia e l’Europa affrontano in molti modi diversi.

          Assistenza anziani: chi si prende cura di loro?

          L’invecchiamento della popolazione

          Si sa che l’Italia è il Paese “più vecchio” d’Europa: oltre il 20% della popolazione ha più di 65 anni di età. Secondo il più recente rapporto demografico dell’Istat, tra 30 anni gli anziani supereranno il numero di 20 milioni, quasi il 35%.

          Ciò mette in luce sia l’efficacia del nostro sistema della sanità pubblica, sia il bisogno crescente di assistere sempre più anziani, anche in condizioni di non autosufficienza.

          Ciò crea, com’è noto, sia criticità che opportunità. Prendersi cura degli anziani è un compito gravoso, cui spesso le famiglie sono impreparate. Occorre imparare a gestirlo sia a livello economico che, soprattutto, personale, ed è necessario ottenere aiuto esterno da parte del pubblico o del privato. Le spinte verso il cosiddetto “invecchiamento attivo”, in questo contesto, purtroppo restano ancora soltanto un obiettivo futuro.

          Il problema dell’invecchiamento e dell’assistenza è molto sentito nel nostro Paese. Gli operatori del settore sono ancora troppo pochi, i contributi pubblici o mancano o vengono erogati in maniera insufficiente e soprattutto inefficiente, col risultato che molto spesso a prendersi cura degli anziani sono soprattutto le famiglie, con l’aiuto di badanti pagate spesso in forme irregolari. La differenza con alcuni Paesi europei è importante, e non facile da superare.

          Chi si prende cura degli anziani in Italia

          In Italia, come nel resto dell’Europa alle prese col crescente problema dell’invecchiamento della popolazione, il settore dell’assistenza agli anziani è ampio e diversificato. Le specificità italiane, tuttavia, sono ben presenti, e mostrano alcuni particolari punti di forza e altri di debolezza.

          Innanzitutto, l’assistenza agli anziani può essere erogata in modo “formale” o “informale”. Sebbene i due termini non abbiano una definizione tecnica precisa, è possibile intendere come discriminante la presenza o meno di una retribuzione: l’assistenza formale sarà quella che prevede un pagamento, mentre quella informale è gratuita.

          L’assistenza informale

          Tendenzialmente, nella società italiana, l’assistenza informale è di gran lunga la favorita delle famiglie. La rete di cura informale può essere anche molto varia, ma in genere si limita ai parenti stretti dell’assistito: coniuge, figli e secondariamente genitori e fratelli, che assumono il ruolo di “caregiver”.

          Più raro, e incisivo solo in casi sporadici, è l’apporto delle reti sociali, quando i parenti vengano a mancare o non possano prendersi cura dell’anziano: si tratta di vicini di casa, amici e volontari che non sono parte di un’associazione.

          L’assistenza familiare, nella sua forma più estrema, è la coresidenza, necessaria quando gli anziani sono completamente non autosufficienti o non sono in grado di svolgere i compiti essenziali della vita nel quotidiano. Tradizionalmente, in Italia, la convivenza intergenerazionale è più diffusa che nel resto d’Europa, e dunque la coresidenza come tipologia di gestione dell’assistenza non è rara.

          Occorre sottolineare, comunque, che la coresidenza implica dei compiti che possono rivelarsi pesanti sul piano fisico e psicologico. Anche per questo, nonostante sia un fenomeno ancora rilevante, sta lasciando il posto poco per volta a forme di assistenza più evolute e con minori criticità.

          L’assistenza formale

          Un esempio di assistenza più efficiente è il volontariato, situato in verità al centro, tra il livello formale e quello formale. Si tratta per lo più di assistenza di tipo sanitario e socio-assistenziale, svolta in stretta collaborazione con il servizio sociale o gli enti pubblici.

          Nonostante l’impegno di molti volontari, nel nostro Paese la cooperazione tra privato e pubblico è ancora scarsa: molte volte, i cittadini non riescono a usufruire dei servizi del volontariato.

          Perciò, la risorsa cui più spesso si accede è costituita dall’assistenza domiciliare privata a pagamento, erogata dalle badanti, in media perlopiù donne e straniere. È una forma di assistenza formale ma, molto spesso, non regolarizzata, in cui si usa ricorrere al pagamento in nero. Anche per questo, è un’attività dal volume difficilmente quantificabile; è possibile ipotizzare che sia estesa al pari dell’assistenza familiare.

          Tale diffusione dipende purtroppo dalla presenza relativamente scarsa dell’intervento pubblico. Questo può comprendere l’assistenza ospedaliera e sanitaria, l’assistenza residenziale (la classica casa di riposo o la comunità residenziale) e l’assistenza domiciliare, che prevede l’erogazione di servizi socio-sanitari al proprio domicilio per 5, 6 o 7 giorni a settimana, da parte di operatori esperti quali medici, infermieri e addetti alla riabilitazione.

          Se l’assistenza in ospedale è per forza di cose limitata nel tempo e scoraggiata dalle leggi in quanto costosa e spesso sfavorevole all’integrazione dell’anziano, l’assistenza domiciliare potrebbe ovviare a entrambi i problemi. Nonostante la spinta di alcune regioni su quest’ultima rispetto alle altre tipologie, l’assistenza residenziale rimane molto diffusa, per quanto anch’essa non manchi di notevoli problemi correlati, non ultimo la cronica mancanza di posti letto, specialmente al sud.

          Come cambia la vita di chi si prende cura degli anziani

          La presa in carico di un familiare anziano è ormai un’esperienza comune a molti, stante l’invecchiamento crescente della popolazione. A seconda dei casi, è fonte di stress emotivo e psicologico, ma offre anche nuove sfide e nuove opportunità; se intrapresa con la giusta prospettiva, potrebbe portare ovvi benefici alla vita dell’anziano ma anche della stessa persona che lo accudisce.

          Se in passato l’assistenza agli anziani era soprattutto focalizzata sul “curare”, ossia sull’agire nell’immediato per salvaguardare la loro salute dalle malattie, ad oggi gli esperti del settore spingono a concentrarsi sulla cultura del “prendersi cura”.

          Ciò implica un capovolgimento delle prospettive, nell’ottica di un percorso che ricerca la comunicazione e il coinvolgimento integrale della persona che accudisce e di quella accudita.

          Naturalmente questo aspetto, che caratterizza l’odierna assistenza agli anziani, differisce molto in base al ruolo della persona che si prende cura degli anziani. Da un lato abbiamo il familiare (coniuge, figlio, nipote) che si vede “costretto” da un vincolo affettivo-morale ad assistere il proprio parente anziano, e dall’altro c’è la figura dell’operatore professionale, che all’interno di istituzioni o strutture pubbliche o private decide volontariamente di lavorare con e per gli anziani.

          Difficoltà e opportunità per i familiari e per gli operatori

          Il familiare avverte maggiormente lo stress psicologico della situazione di assistenza, soprattutto perché questa finisce spesso per richiedere uno sforzo continuativo senza pause.

          Nel rapporto entrano in gioco lo straniamento, il “non riconoscere più” il proprio parente per via delle sue mutate esigenze, la frustrazione nel vedere talvolta i propri sforzi male accolti, e la fatica di mutare i propri ritmi per venire incontro ai bisogni dell’anziano.

          Tuttavia, anche grazie al sostegno della formazione erogata da operatori del settore, è possibile apprendere come capovolgere quest’esperienza negativa. Occorre porsi in un’ottica empatica e di ascolto, considerando l’anziano come la stessa persona conosciuta da sempre, e non come un peso per la famiglia.

          Quanto agli operatori che scelgono di dedicarsi a quest’attività, essi portano con sé una motivazione personale, psicologica e morale che li spinge ad apprezzare il loro lavoro. Ciò può facilitare la loro attitudine all’empatia, alla fondazione di un rapporto sereno e al coinvolgimento, e garantire un’esperienza meno faticosa. Imparare a prendersi cura degli altri risulta così un’esperienza indubbiamente complessa, ma anche fonte di soddisfazioni personali.

          Cura degli anziani: differenze legislative tra Italia e resto d’Europa

          Il sistema dell’assistenza in Italia

          Nel nostro Paese, gran parte dell’assistenza agli anziani viene erogata dai familiari più stretti. La legge prevede diversi sgravi e agevolazioni fiscali ai quali ha diritto il contribuente con un parente a carico, specie se questo soffre di una disabilità; esistono inoltre dei sussidi di natura economica che possono venire in aiuto.

          Il settore dell’assistenza tramite badante, nonostante la mancanza di dati certi, è presumibilmente molto ampio e, purtroppo, spesso sconveniente a causa della forte burocratizzazione e tassazione. Le famiglie si vedono forzate a ricorrere a pagamenti irregolari e rapporti poco controllati e talvolta di bassa qualità.

          Fortunatamente, si sta espandendo l’assistenza domiciliare sul territorio, su cui le istituzioni e la politica hanno spinto molto negli ultimi vent’anni. In generale, è una forma di assistenza gratuita che può comportare grandi benefici sia agli anziani che ai parenti.

          Quanto all’assistenza residenziale, è ancora molto diffusa, ma i contributi pubblici per il pagamento delle rette non si dimostrano sufficienti, purtroppo, per l’utente medio e la maggior parte delle famiglie.

          La situazione europea

          Il sistema nazionale italiano, che nonostante tutti i tentativi positivi lascia ancora un grande peso sui soli familiari, è simile a molti altri sistemi europei. Così è per la Spagna, per esempio, che nonostante un’ambiziosa riforma varata dal ministero del welfare nel 2007 ha visto vanificare i propri sforzi per ragioni economiche dettate dalla recessione iniziata l’anno successivo.

          Merita attenzione anche il caso particolare della Svezia, che per gli stessi motivi ha recentemente ridotto la spesa pubblica per l’assistenza e spinto molto su quella erogata dai privati. Ciò ha comportato una maggior possibilità di scelta per il cittadino, ma anche una seria difficoltà per le famiglie meno abbienti.

          Vi sono però anche alcuni Paesi che sono riusciti a implementare con successo delle politiche moderne sull’assistenza. La Francia, soprattutto, sin dagli anni ’90 ha intensificato sia il supporto economico relativo alle cure domiciliari, sia la semplificazione delle pratiche burocratiche e amministrative per l’accesso ai contributi speciali. Questi vengono erogati in proporzione al reddito e alla condizione dell’anziano, a tutto vantaggio delle fasce più povere, mentre il sistema italiano è ancora carente da questo punto di vista.

          Ispirato dal modello francese, anche il Belgio ha espanso molto il suo sistema assistenziale pubblico, e così hanno fatto o hanno in progetto di fare molti altri Paesi dell’UE.

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