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Montascale per Anziani e Disabili

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          8 Ott, 2019 | Normative

          Per chi assiste un familiare disabile, e per altri lavoratori in condizioni di difficoltà, esistono delle misure di prepensionamento che garantiscono un sostegno economico da parte dello Stato. Ecco come funzionano.

          prepensionamento dei familiari dei disabili

          Legge 104: le novità 2019 sul prepensionamento per chi assiste familiari disabili

          È stata prorogata per tutto l’anno solare 2019 la possibilità di richiedere la pensione anticipata per chi assiste un disabile ai sensi della legge 104. La proroga è stata decisa in base al decreto legislativo n. 4/2019, la riforma che tra le altre cose ha introdotto le due celebri misure sperimentali del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, approvata da Camera e Senato come legge 26/2019.

          La celebre legge 104, promulgata il 5 febbraio 1992 col titolo di “legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone diversamente abili”, prevede diverse misure e garanzie a sostegno dei disabili e di chi se ne prende cura attingendo dalla propria finanza familiare.

          In particolare, come ha ribadito l’INPS con la circolare n. 402, il decreto 4/2019, al capo II, articolo 18, estende il periodo di sperimentazione dell’APE, incominciato il 1° maggio 2017 e inizialmente previsto per soli due anni.

          Che cosa comporta questa estensione? Che tutti i lavoratori che, nel corso del 2019 o già negli anni precedenti, hanno raggiunto tutti i requisiti e le condizioni previste dalla normativa, hanno diritto a usufruire dell’APE, facendone richiesta fino alla fine dell’anno in corso.

          APE sociale e Quota 41: le misure che prevedono la figura del caregiver familiare

          Che cos’è l’APE sociale?

          L’anticipo pensionistico, abbreviato con l’acronimo APE, è una forma di indennità a carico dello Stato riservata ai cittadini che soddisfano, tra gli altri, i seguenti requisiti principali:

          • avere un’età pari almeno a 63 anni al momento della presentazione della domanda;
          • essere disoccupati e non ancora titolari di una pensione erogata in Italia o all’estero;
          • avere maturato una determinata soglia di contributi previdenziali per la pensione.

          L’APE viene garantita, a chi ne faccia richiesta, fino al raggiungimento dell’età di pensionamento per anzianità contributiva e vecchiaia prevista dalla legge Monti-Fornero (d. lgs. 201/2011), o all’ottenimento di una pensione anticipata vera e propria.

          È stata istituita dalla legge di stabilità 2017 del governo Gentiloni, principalmente come forma di sostegno a chi si trova in una condizione di disoccupazione e, al contempo, di impossibilità di richiedere la pensione vera e propria. In particolare, è stata fondamentale nel sanare la situazione di molti dei cosiddetti “esodati”, come ha riconosciuto il Comitato Esodati, Licenziati e Cessati che da anni continuava a sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica su questo tema.

          All’atto pratico, l’APE consiste in una forma di finanziamento, erogato dall’INPS, come anticipo sulla pensione vera e propria. Infatti, non appena il cittadino che gode dell’APE otterrà la pensione, dovrà restituire a rate allo Stato quanto ha ricevuto di indennità nei precedenti mesi o anni.

          I tre tipi di APE

          Ad oggi, esistono tre tipologie di APE:

          • APE volontaria. È l’APE ordinaria, riservata ai lavoratori di età compresa tra i 63 e i 65 anni che hanno versato almeno 20 anni di contributi. L’anticipo massimo sulla pensione in questo caso è di 3 anni e 7 mesi.
          • APE aziendale. È subordinata a un accordo tra il richiedente e il suo datore di lavoro, il quale potrà sostenere i costi dell’APE del suo dipendente tramite un versamento all’INPS. Viene attivata in genere nei casi di riorganizzazione aziendale.
          • APE sociale. Spetta ai lavoratori che hanno 30 anni di contributi e hanno terminato i sussidi di disoccupazione, oppure che hanno versato 35 anni di contributi e hanno nelle loro famiglie dei disabili con problemi di salute da assistere o hanno svolto per un certo numero di anni un mestiere considerato usurante.

          APE sociale e benefici per i caregiver

          Chi assiste uno o più familiari con una disabilità grave (ai sensi della legge 104), che si tratti di figli, fratelli, sorelle, genitori anziani o parenti in generale, può dunque fare domanda per ottenere l’indennità dell’APE sociale. Tale indennità viene erogata a partire dal mese successivo a quello della presentazione della domanda, purché entro quella data siano effettivi tutti i requisiti e le condizioni previsti dalla norma.

          Il beneficio contributivo dell’APE sociale è corrisposto mensilmente per tutto l’anno fino a che il cittadino beneficiario non raggiunge l’età pensionabile. A quel punto, l’indennità dell’APE sociale non verrà più corrisposta, e sarà sostituita dalla pensione ordinaria.

          Ma quant’è l’indennità dell’APE sociale?

          • È pari all’importo della pensione mensile, calcolata sulla base dei dati accessibili al momento della domanda, se la rata è inferiore a 1.500 euro.
          • Se, invece, la pensione potenziale dovesse superare i 1.500 euro, l’indennità sarebbe pari a quella cifra.

          L’importo dell’indennità non viene ricalcolato sulla base di nuove circostanze occorse durante l’erogazione dell’APE sociale. Nello stesso periodo, inoltre, non spettano le contribuzioni figurative.

          A meno che non venga presentata agli enti di previdenza una esplicita richiesta di cessazione dell’APE sociale, essa termina naturalmente:

          • al raggiungimento dell’età pensionabile del beneficiario;
          • al venir meno delle condizioni e dei requisiti sociali e lavorativi;
          • in caso di decesso del titolare (si ricorda che, in questo caso, l’APE sociale non dà diritto di reversibilità a parenti e congiunti).

          Che cos’è Quota 41?

          Quota 41 (formalmente “Pensione per i lavoratori precoci”) è una forma di sussidio economico erogato dall’INPS ai lavoratori che rispettano i seguenti requisiti:

          • possono farsi riconoscere 12 mesi di contribuzione pensionistica prima del compimento dei 19 anni di età;
          • perfezioneranno 41 anni di contributi entro la fine del 2026.

          Inoltre, per accedere a Quota 41, devono soddisfare per necessità una di queste condizioni:

          • stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto lavorativo dovuto a qualsiasi causa;
          • invalidità civile, riconosciuta dalle commissioni mediche competenti, con percentuale pari o superiore al 74%;
          • ruolo di caregiver, da almeno sei mesi prima della presentazione della domanda, nei confronti di un parente di primo grado convivente (figlio, coniuge ecc.) portatore di un handicap grave ai sensi della legge 104;
          • precedente impiego che richiedeva sforzi faticosi e gravosi, ai sensi del decreto legislativo 67/2011 sulle attività usuranti, svolto per almeno sette degli ultimi dieci anni di lavoro.

          Chi può accedere al pensionamento anticipato: i requisiti

          Per ciascuna delle tre tipologie di APE oggi esistenti vi sono diversi requisiti di accesso.

          APE volontaria

          Si tratta della forma di APE più diffusa. Può essere richiesta da lavoratori che:

          • hanno tra i 63 e i 65 anni di età;
          • hanno versato almeno 20 anni di contributi.

          APE aziendale

          Per potervi accedere occorre che il richiedente abbia i medesimi requisiti dell’APE volontaria. Tuttavia, in questo caso, occorre che il datore di lavoro attuale stipuli un accordo con il lavoratore, al fine di sostenere i costi dell’indennità in coordinamento con l’INPS.

          APE sociale

          È una forma di supporto e di tutela riservata ai lavoratori che hanno maturato almeno 30 anni di contributi e, inoltre, si trovano in una delle seguenti categorie:

          • sono disoccupati al momento dell’inoltro della domanda, a causa della cessazione del rapporto lavorativo per qualsiasi motivo, e hanno terminato i sussidi di disoccupazione a loro spettanti;
          • assistono, nel ruolo di caregiver non professionisti, da almeno 6 mesi prima della richiesta, il coniuge o un familiare di primo grado di parentela (o di secondo grado ad alcune condizioni) che convive nella stessa casa ed è affetto da disabilità ai sensi della legge 104 (includendo, dunque, disabilità fisiche, come la mobilità impedita o gravemente ridotta, e disabilità psichiche, come l’autismo, la sindrome di Down o una malattia di natura simile);
          • sono portatori di handicap e invalidi civili a un livello uguale o superiore al 74%, in base al riconoscimento dell’apposita commissione medica.

          In alternativa, l’APE sociale è fruibile anche dai lavoratori dipendenti che hanno versato 36 anni di contributi e svolgono, da almeno 7 anni negli ultimi 10, un’attività lavorativa di una certa gravità o che comporta un forte stress. Per esempio ricordiamo gli impieghi:

          • nell’industria pesante,
          • nell’edilizia,
          • nella guida di mezzi pesanti e nei trasporti,
          • nella sanità,
          • nell’assistenza sanitaria e personale professionale,
          • nell’insegnamento e nella scuola,
          • nelle pulizie,
          • nella pesca o nell’allevamento.

          Come fare domanda per l’APE sociale?

          Per poter richiedere l’APE sociale bisogna presentare due domande distinte:

          • la prima è la domanda per ottenere la certificazione dei requisiti di accesso all’APE sociale (per esempio la dichiarazione relativa agli anni di contributi versati o alla disabilità del familiare che assistono);
          • la seconda, che può essere presentata solo una volta accettata la prima, è l’effettiva richiesta di liquidazione dell’APE sociale.

          Attualmente, le domande vanno inoltrate entro il 30 novembre 2019, l’ultima scadenza utile. Possono essere presentate:

          • online, sul sito dell’INPS (procedura consigliata);
          • tramite il numero verde dell’INPS;
          • rivolgendosi a CAF, patronati locali e altri enti e associazioni del settore.

          Dal momento che l’accoglimento delle domande pervenute all’INPS è subordinato alla disponibilità delle risorse di natura finanziaria ancora presenti nel fondo nazionale dedicato, è bene presentare la propria richiesta il prima possibile.

          Si ricorda inoltre che i requisiti per l’accesso al beneficio dell’APE sociale possono essere maturati entro la fine dell’anno in corso, e non necessariamente entro la data di presentazione della domanda.

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