Cos’è l’artrosi alla schiena: definizione
L’artrosi alla schiena, conosciuta anche con il termine osteoartrite spinale, è una condizione degenerativa cronica che interessa le articolazioni vertebrali della colonna. Consiste in un progressivo decadimento della cartilagine e dei tessuti periarticolari con associato quadro infiammatorio localizzato. Rientra nella categoria dell’artrosi secondaria focale, cioè circoscritta ad una specifica sede anatomica piuttosto che generalizzata.
Artrosi alla schiena: sintomi
I sintomi cardinali dell’artrosi spinale comprendono dolore in regione dorsale o lombare, rigidità mattutina pronunciata, difficoltà nei movimenti di flessione ed estensione del rachide, percezione di scricchiolii durante i cambi posturali. Questa sintomatologia tende a peggiorare con l’esercizio fisico ed il carico funzionale, migliorando con il riposo; non è infrequente una irradiazione degli stimoli dolorifici lungo il decorso degli arti inferiori.
Cenni diagnostici
Per giungere ad una diagnosi di artrosi spinale, dopo un’accurata anamnesi ed esame obiettivo, si ricorre ad indagini strumentali di imaging come radiografie, TAC e risonanza magnetica. Queste consentono di valutare direttamente il grado di usura della cartilagine articolare, la presenza di osteofiti, le alterazioni della struttura ossea vertebrale e l’entità di eventuali ernie o protrusioni discali comprimendo le strutture nervose adiacenti.
Cause dell’artrosi alla schiena
Cause primarie
In taluni casi, non sono individuabili fattori scatenanti o predisponenti alla base del processo artrosico spinale; si parla allora di artrosi idiopatica, probabilmente su base genetica o constitutionalmente determinata.
Cause secondarie
Tra le cause secondarie più frequenti vi sono senz’altro traumi diretti o microtraumi ripetuti a carico della colonna vertebrale, posture viziate protratte, attività lavorative o ricreazionali particolarmente usuranti per il rachide in toto, sollevamento di pesi eccessivi. Anche condizioni di sovrappeso o franca obesità gravano in maniera deteriore sulle delicate strutture articolari vertebrali, accelerandone il cedimento.
Predisposizione genetica
Studi recenti hanno evidenziato famiglie di geni che aumentano il rischio di andare incontro ad artrosi spinale; soggetti con simili profili genetici o con parenti di primo grado affetti da tale patologia manifestano pertanto una predisposizione marcatamente superiore alla media di sviluppare un quadro artrosico vertebrale.
Altri fattori di rischio
L’avanzare dell’età costituisce un fattore favorente non trascurabile, così come alterazioni del metabolismo glucidico, dislipidemie, carenze vitaminiche e alimentari, abitudine tabagica. Anche la sedentarietà e la scarsa attività fisica predipongono al decadimento funzionale della colonna in misura non indifferente.
Opzioni di trattamento per l’artrosi alla schiena
Terapie conservative
Educazione e modifiche dello stile di vita
In prima istanza risulta imperativo intervenire modificando abitudini di vita errate, ottimizzando posture e gestualità, incrementando gradualmente l’attività motoria e contenendo l’eventuale peso in eccesso. Un programma di ginnastica mirata, fisioterapia, training propriocettivo sono tasselli essenziali del mosaico terapeutico conservativo.
Farmaci per il dolore
L’utilizzo di farmaci analgesici e antinfiammatori, quali paracetamolo, FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), miorilassanti e oppioidi deboli permette di controllare il sintomo dominante del dolore, specialmente durante le riacutizzazioni. Tali farmaci vanno impiegati sotto controllo medico data la possibilità di effetti collaterali gastrointestinali, renali e cardiovascolari nel lungo termine.
Terapie infiltrative
Sfruttano le potenzialità offerte da ecoguida e fluoscopia per introdurre all’interno delle articolazioni vertebrali maggiormente affette da artrosi sostanze dall’azione antiflogistica e lubrificante, come corticosteroidi, acido ialuronico, PRP (plasma ricco di piastrine). Queste agiscono riducendo il dolore, ripristinando la scorrevolezza articolare e stimolando processi riparativi dell’apparato locomotore.
Approccio multidisciplinare
Data la natura complessa e multifattoriale della malattia artrosica vertebrale, risulta vincente un approccio di squadra che integri le competenze di più specialisti: fisiatra, ortopedico, fisioterapista, osteopata, nutrizionista, psicologo. Solo una gestione interdisciplinare olistica può condurre ad un effettivo miglioramento delle condizioni del paziente.
Consigli e strategie per gestire l’artrosi alla schiena
Esercizio fisico regolare
Praticare con costanza attività fisica aerobica di intensità moderata – nuoto, cyclette, camminata – contribuisce a mantenere attiva e tonica la muscolatura paravertebrale, rinforzando lo scheletro e prevenendo il naturale declino funzionale della colonna vertebrale e delle relative articolazioni.
Controllo del peso
Risulta imperativo evitare incrementi ponderali nel corso degli anni, spesso correlati ad una alimentazione troppo calorica ed una vita sedentaria. Mantenere un peso forma ottimale evita il soprappeso, autentico amplifier di sintomi e danni a carico della schiena artrosica. “Mens sana in corpore sano”, un fisico asciutto alleggerisce notevolmente la colonna!
Postura e utilizzo di ausili
Utilizzo del montascale per evitare sforzo eccessivo
Il montascale riduce in maniera drastica la necessità di compiere sforzi eccessivi a carico della schiena, come frequentemente avviene nel salire le scale in presenza di artrosi spinale. Rappresenta un validissimo ausilio per bypassare un gesto motorio ad alto impatto meccanico sulle vertebre, solitamente molto temuto e doloroso.
Terapie complementari
Terapie non convenzionali come l’agopuntura secondo la medicina tradizionale cinese, massoterapia, tecniche di rilassamento, mindfulness e medicina ayurvedica trovano sempre più spazio nel alleviare sintomi e tensioni muscolari a carico della schiena artrosica.
Prognosi e complicanze
La degenerazione artrosica vertebrale ha un decorso ingravescente ma usualmente lento negli anni. Le complicazioni maggiormente temute sono rappresentate dalla comparsa di protrusioni, extrusioni o vere e proprie ernie del disco intervertebrale con compressione di delicate strutture nervose adiacenti e disturbi sensoriali o motori agli arti. Una attenta sorveglianza clinica e strumentale è pertanto imperativa nel monitoraggio a lungo termine della patologia artrosica del rachide e del suo impatto sulla qualità di vita.
In conclusione, l’artrosi vertebrale è una condizione articolare degenerativa ad eziologia multifattoriale, caratterizzata da dolore e rigidità del rachide lombare e dorsale. Rappresenta una delle forme più frequenti di artrosi focale secondaria.
La diagnosi si basa su accurate valutazioni cliniche, radiologiche e di risonanza magnetica per definire il grado di usura cartilaginea e alterazioni ossee. Un tempestivo inquadramento è cruciale per impostare appropriate strategie terapeutiche personalizzate.
Il cardine del trattamento resta rappresentato da terapie conservative – educazione posturale, attività fisica costante, gestione del peso, farmaci sintomatici – volte a limitare il declino funzionale della colonna vertebrale e controllare il dolore. Terapie infiltrative e approcci multidisciplinaripossono talora essere utilmente integrati.
Fondamentale è l’adozione proattiva di corretti stili di vita, evitando traumi, sovrappeso, posture scorrette e sedentarietà, nemici giurati della schiena. Ausili come il montascale alleviano lo stress meccanico sulle vertebre sofferenti.
Nonostante il possibile, temibile sviluppo di complicanze come ernie discali, l’artrosi spinale tende usualmente ad un decorso cronico ma gradualmente evolutivo.
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