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Montascale per Anziani e Disabili

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          9 Set, 2019 | Salute

          Disabilità e handicap sono due termini che spesso vengono confusi, mentre indicano aspetti diversi delle malattie e dei problemi a cui le persone vanno incontro.

          Come distinguere handicap e disabilità

          La disabilità è una condizione dovuta a una menomazione fisica o mentale, mentre l’handicap è la conseguenza che la disabilità ha a livello sociale.

          Disabilità e handicap sono condizioni riconosciute come distinte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La difficoltà nel distinguere questi termini ha portato l’OMS a definirli attraverso dei parametri che tengono conto della condizione di salute fisica e mentale e degli effetti che questa ha sulle persone disabili.

          Menomazione

          Secondo l’OMS, la menomazione è un’anomalia a carico della conformazione dell’organismo o di funzioni fisiologiche o psicologiche. Può causare perdite permanenti o transitorie della funzionalità del corpo o della mente, è sintomo di uno stato patologico che può essere presente da tutta la vita o da un certo momento e può avere carattere temporaneo o permanente. È una condizione misurabile e la diagnosi della patologia che la comporta segue criteri stabili.

          Disabilità

          La disabilità è la conseguenza della menomazione: può essere un effetto diretto o una reazione psicologica a una malattia. Indica la limitazione o la perdita della capacità di svolgere un’attività nei termini considerati normali per un soggetto pari del paziente. La disabilità compromette le capacità prestazionali dell’individuo per eccesso o per difetto.

          La disabilità è l’effetto pratico e riscontrabile della menomazione. Per esempio, una menomazione che colpisce le gambe comporta una disabilità nel camminare, mentre una menomazione della percezione visiva è causa di disabilità visiva, ovvero cecità.

          In base alle capacità compromesse dalla menomazione, sono stati definiti diversi tipi di disabilità:

          • Disabilità causate da menomazioni delle capacità intellettive.
          • Disabilità derivanti da menomazioni del linguaggio e della parola.
          • Disabilità per menomazioni psicologiche.
          • Disabilità per menomazioni auricolari.
          • Disabilità per menomazioni oculari.
          • Disabilità causate da menomazioni viscerali.
          • Disabilità causate da menomazioni scheletriche.
          • Disabilità dovute a menomazioni deturpanti.
          • Disabilità dovute a menomazioni generalizzate, sensoriali e di altro tipo.

          Handicap

          L’handicap è la condizione di svantaggio sociale che deriva dall’inserimento del soggetto disabile nella società. A causa della disabilità, il soggetto non può svolgere il ruolo che le sue caratteristiche socioculturali gli attribuiscono. L’handicap indica perciò il divario tra le aspettative prestazionali della società o del soggetto stesso e il suo grado di efficienza. Questa differenza insormontabile diventa evidente soprattutto in un contesto competitivo.

          Se c’è integrazione del soggetto nella comunità c’è svantaggio, quindi c’è handicap. Perciò l’handicap si riscontra quando una persona presenta una minorazione fisica o psichica che causa problemi nell’apprendimento o riduzione delle capacità lavorative. Per esempio, la disabilità comunicativa di un alunno derivante da menomazioni del linguaggio può causare un handicap a scuola, con il conseguente bisogno di un sostegno all’apprendimento.

          Dall’ICIDH all’ICF

          I parametri che definiscono la differenza tra disabilità e handicap derivano dall’evoluzione degli strumenti di classificazione delle patologie organiche, comportamentali e psichiche elaborati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a partire dal secolo scorso.

          La classificazione elaborata nel 2001 (Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute) è il risultato di un lungo percorso, al termine del quale l’OMS è riuscita a proporre un nuovo modello che stabilisse la differenza tra disabilità e handicap e accantonasse l’accezione negativa di handicap.

          Grazie alla Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (ICF, 2001) lo svantaggio oggi non è considerato come assoluto, ma dipende dal rapporto tra l’individuo e il contesto.

          Prima di giungere a questa conclusione, l’OMS ha elaborato una prima “Classificazione internazionale delle malattie” (ICD, 1970) e un decennio dopo una “Classificazione Internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap” (ICIDH). L’elaborazione di questi due strumenti ha segnato il passaggio da una visione medica della malattia a un approccio multidisciplinare alla condizione di disabilità, che considera lo svantaggio del soggetto disabile al momento dell’inserimento nella comunità.

          Così, l’ICIDH è la prima classificazione che definisce:

          • la disabilità come la conseguenza della menomazione che determina un’incapacità di agire;
          • l’handicap come lo svantaggio che il soggetto disabile affronta quando è inserito nella comunità.

          Questo strumento, però, resta legato alla connotazione negativa di disabilità e le critiche mosse alla classificazione pongono la questione se l’handicap sia una conseguenza della malattia o della società. L’ICIDH è il primo passo verso una concezione della disabilità che valorizza le capacità residue piuttosto che delle difficoltà.

          Così l’OMS giunge all’ICF del 2001 che, a partire da una base scientifica per lo studio della salute e la comprensione della differenza tra disabilità e handicap, ha l’obiettivo di descrivere la salute e la malattia con un linguaggio comune utilizzabile da diverse figure professionali che si rapportano alla disabilità.

          L’ICF definisce la salute come lo stato di benessere fisico e sociale, non come l’assenza della malattia, mentre la disabilità come una condizione determinata da molteplici fattori: fisiologici, psichici e sociali.

          Oggi la menomazione viene definita come una deviazione o una perdita organica o funzionale, mentre la disabilità che ne deriva e le difficoltà che la persona disabile affronta nella vita quotidiana sono da considerare anche in relazione all’ambiente personale, cioè la famiglia, la scuola, il lavoro, e alle strutture e ai servizi offerti dalla società.

          Che cos’è invece l’invalidità civile

          L’invalidità civile è un riconoscimento di una menomazione fisica, psichica o intellettiva che limita la capacità lavorativa almeno di 1/3. Questa condizione deriva da una menomazione e ha conseguenze a livello sociale, ma è diversa dall’handicap.

          L’invalido civile è un cittadino di età compresa tra i 28 e i 65 anni che abbia un deficit che riduce in modo permanente l’abilità al lavoro, ma può essere anche un minore di 18 anni che ha difficoltà a svolgere i suoi compiti, o un anziano che ha superato i 65 anni e al quale deve essere garantita l’assistenza e l’accompagnamento.

          La differenza tra handicap e invalidità consiste nella valutazione medica: una persona è considerata invalida se la patologia influisce sulle sue capacità lavorative e l’invalidità è considerata più grave se colpisce una parte del corpo utile a lavorare. L’handicap, invece, viene valutato in base alla possibilità della persona disabile di essere emarginata o di non avere le stesse opportunità a livello sociale degli individui appartenenti alla sua comunità, a causa della disabilità e indipendentemente dalle sue capacità lavorative.

          Il riconoscimento di invalidità civile è un iter diverso rispetto al riconoscimento di handicap ed è necessario per usufruire di sussidi di invalidità. Perché l’invalidità civile sia riconosciuta, come è sancito dalla legge 118/1971, è necessario un certificato medico che indica la patologia invalidante e che permette di accedere alla domanda all’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) per superare in seguito la valutazione della commissione ASL durante la visita di accertamento.

          L’handicap, invece, è disciplinato dalla legge 104/1992. I beneficiari della legge 104 sono i disabili e i loro famigliari, che hanno diritto a permessi retribuiti. Mentre per i famigliari di una persona maggiorenne il permesso può essere concesso solo a un famigliare lavoratore, i genitori di un minorenne con disabilità grave hanno diritto alternativamente al permesso per l’assistenza.

          L’handicap e la disabilità nella vita quotidiana

          La diversità delle situazioni che una persona con disabilità può affrontare nella vita quotidiana sottolinea l’importanza di calare le esigenze di chi ha un’autonomia limitata in un contesto giornaliero.

          La chiara definizione e il riconoscimento della differenza tra disabilità e handicap è il primo passo per migliorare la vita delle persone disabili. Visto che la condizione di handicap è motivata dall’inserimento nella comunità, è l’ambiente sociale che si deve adattare per rendere il più possibile egualitarie le scelte a disposizione di una persona affetta da una malattia o da una menomazione e quelle di chi non ha problemi di questo tipo.

          Un modo per garantire a tutti l’accesso ai molteplici servizi della società sono le agevolazioni previste dalla legge 104, che rappresentano un aiuto fondamentale per la persona con disabilità e la sua famiglia.

          La legge che tutela gli interessi dei disabili permette anche di accedere a sgravi fiscali per l’accesso a terapie e a dispositivi utili per svolgere attività quotidiane senza difficoltà. Per assicurare l’integrazione della persona è innanzitutto necessario rendere accessibili i luoghi di studio e di lavoro, nonché gli spazi domestici. Inoltre è importante che vengano utilizzati metodi di comunicazione integrati e adattabili, così da non creare discriminazioni.

          Per le famiglie delle persone con disabilità motoria, che si devono spostare con la sedia a rotelle o hanno difficoltà nel superare le barriere architettoniche, sono previste delle agevolazioni su prodotti da installare nello spazio domestico. Questi dispositivi servono a migliorare la capacità funzionale delle persone disabili e renderle più autonome.

          Per esempio, per superare le barriere architettoniche, i famigliari di una persona che non gode di completa autonomia possono installare dispositivi come i montascale, che permettono di raggiungere ogni livello e superare le scale in totale sicurezza. Inoltre, la legge garantisce uno sgravo fiscale per i dispositivi per la riabilitazione e l’assistenza delle persone disabili, rendendo la possibilità installare una piattaforma elevatrice o un montascale a poltroncina alla portata di tutti.

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