Indice
- Screening tumore al seno e prevenzione
- Differenza tra prevenzione e screening
- Come funziona l’esame di screening
- Esito sospetto o dubbio dopo lo screening
- Come si cura il tumore al seno
Screening tumore al seno e prevenzione
Come abbiamo visto nei dati precedenti, il tumore al seno è una malattia che può colpire all’incirca 1 donna su 9 nel corso della vita, di conseguenza la prevenzione gioca un ruolo importantissimo e non bisogna mai stancarsi di invogliare le persone a sottoporsi allo screening per il tumore al seno. Per quanto riguarda le donne di età compresa tra i 50-69 anni, il Ministero della Salute nelle sue linee guida consiglia di eseguire una mammografia bilaterale ogni due anni. Lo screening per il tumore al seno per le donne di età compresa tra i 50- 69 anni viene suggerito dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) perché l’incidenza di tumore è maggiore. Il suggerimento è stato subito accolto dal Ministero della Salute che da diversi anni ha attivato una campagna di prevenzione su tutto il territorio nazionale. Le regioni in collaborazione con le ASL organizzano periodicamente degli screening per il tumore al seno che possono prevedere una mammografia presso le strutture sanitarie o addirittura con le unità mobili che vengono allestite per eseguire gli esami radiologici, un servizio completamente gratuito e che si rivolge a tutte le donne che hanno compiuto i 50 anni. Per sensibilizzare le donne e invogliarle a eseguire la mammografia vengono inviate delle convocazioni presso i singoli domicili, dove viene indicato l’ora e il luogo in cui si terrà lo screening gratuito. Lo screening per il tumore al seno ha inciso molto sul tasso di mortalità, difatti grazie alla diagnosi precoce si è avuta una riduzione del 40%.
Differenza tra prevenzione e screening
Prima di analizzare nel dettaglio come funziona lo screening per il tumore al seno è importante evidenziare quali sono le principali differenze tra prevenzione e diagnosi precoce, due termini che vengono spesso confusi quando si parla di cancro. Quando si parla di prevenzione, si intendono tutte quelle azioni messe in campo per prevenire che il tumore al seno possa manifestarsi e possono essere ricomprese le visite specialistiche, la valutazione senologica, l’ecografia mammaria e la mammografia, ma anche alcune indicazioni riguardo lo stile di vita da adottare per ridurre l’insorgenza del cancro al seno. Nel campo della prevenzione primaria viene ricompreso anche l’esame di screening, che è rivolto a tutte le persone che hanno caratteristiche comuni e in questo caso donne di età compresa tra i 50-69 anni. Quando le donne si sottopongono allo screening al seno, possono anche essere convinte che tali controlli potranno evitare l’insorgenza del tumore, ma è un assunto completamente sbagliato perché si tratta di un monitoraggio costante che serve solo per ottenere una diagnosi precoce. Sicuramente è consigliabile che tutte le donne che hanno compiuto i 65 anni si sottopongano al test, ma in particolare sono coinvolte chi ha una storia familiare di tumore al seno o ha già sofferto di altre neoplasie. La diagnosi precoce ha il preciso scopo di individuare il tumore al seno nelle sue fasi iniziali, così da poter intervenire con le terapie e gli altri trattamenti specifici con tempestività. Grazie alle campagne di screening si ha una sopravvivenza stimata a 5 anni dalla diagnosi precoce dell’88%, un dato che può fare comprendere alle donne quanto sia importante eseguire i controlli ogni due anni.
Come funziona l’esame di screening
Per diagnosticare il tumore al seno, durante lo screening si effettua un esame radiologico specifico: la mammografia bilaterale. L’esame radiologico della mammella serve per identificare i noduli, anche quelli che non possono essere rilevati tramite palpazione o sono di piccole dimensioni. La mammografia viene eseguita con la mammella inserita tra due piastre e l’utilizzo di basse dosi di raggi X, per l’analisi della struttura e il rilievo di lesioni tumorali. Quando si partecipa allo screening per il tumore al seno, viene eseguita una mammografia bilaterale: una dall’alto e l’altra lateralmente e i risultati vengono analizzati da due radiologi separatamente. L’analisi da parte di due radiologi diversi serve per ottenere una diagnosi precoce affidabile e sicura. L’esame radiologico dura pochi minuti e non è assolutamente invasivo o doloroso, si può soltanto provare una leggera pressione quando si inserisce la mammella nelle due piastre. Essendo un esame veloce, indolore e affidabile è opportuno che tutte le donne nella fascia di età a rischio lo eseguano ogni due anni, perché una diagnosi precoce può davvero salvarvi la vita.
Esito sospetto o dubbio dopo lo screening
Nel caso in cui la mammografia rileva un esito negativo, le donne che hanno compiuto 65 anni devono sottoporsi di nuovo allo screening dopo due anni. Se i medici invece rilevano un esito sospetto o dubbio, la donna è invitata a eseguire altri esami di approfondimento come un’ecografia mammaria o una mammografia con ingrandimento. Nel caso in cui gli esami non evidenzino lesioni tumorali, il medico consiglierà alla paziente di effettuare controlli più frequenti e di partecipare sempre allo screening per il tumore al seno. Quando la mammografia bilaterale fornisce un esito positivo, è invece opportuno sottoporsi ad altri esami radiologici e nel caso in cui la diagnosi venga confermata, sarà necessario procedere con un esame citologico o una biopsia per esame istologico, oltre alla visita senologica.
Come si cura il tumore al seno
Quando si ottiene una diagnosi precoce di tumore al seno, non bisogna preoccuparsi, ma seguire le indicazioni dei medici, che sceglieranno la terapia più adatta in base alle caratteristiche del paziente e al tipo di carcinoma rilevato. Nella maggior parte dei casi, per la cura del tumore al seno viene eseguito un intervento chirurgico che ha lo scopo di rimuovere completamente i tessuti malati. Non sempre è necessaria l’asportazione del seno, quindi si procede con un intervento di chirurgia conservativa che salva la mammella. Se i medici ritengono che non sia possibile un intervento di chirurgia conservativa si procederà con la mastectomia parziale o totale, ma essendo una scelta difficile si cerca sempre di salvare il seno della paziente. Alcune donne possono evitare la mastectomia totale se abbinano a un intervento di chirurgia conservativa il trattamento con la radioterapia. Dopo l’intervento di mastectomia si può sempre procedere con la ricostruzione del seno, anche se è sempre opportuno aspettare che la paziente abbia completato il trattamento con la radioterapia. Quando le lesioni tumorali saranno asportate, i medici solitamente consigliano di assumere dei farmaci anticancro che prevengono eventuali recidive o evitano che il tumore colpisca altre aree del corpo. Durante il percorso per la cura del tumore al seno può essere utile chiedere l’aiuto di uno psicologo o di associazioni che si occupano di assistere le donne che hanno avuto diagnosi simili.
In conclusione, la prevenzione per le donne che hanno superato i 65 anni può essere fondamentale per prevenire l’insorgenza del tumore al seno, perché in questa fascia di età si è evidenziata una maggiore incidenza, quindi il nostro consiglio è di partecipare sempre allo screening o di prenotare una mammografia bilaterale ogni due anni. Il tumore al seno, bisogna tenerlo a mente, può essere curato se si ottiene una diagnosi e una terapia precoce.
Attenzione: il contenuto qui presentato è solo per informazione generale. Non costituisce una raccomandazione e non garantisce l’attualità e la correttezza delle informazioni. Il testo non sostituisce in alcun modo la consulenza professionale di un medico o di un farmacista.
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