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          8 Ott, 2019 | Tecnologie

          I passi avanti nel mondo della robotica hanno portato alla creazione dei primi badanti robot, sempre più utili per l’assistenza e la cura degli anziani. Ma quali sono i pro e i contro dei badanti robot? Possono già sostituire gli esseri umani? Ecco tutte le risposte.

          badante robot

          Badante robot per anziani: tecnologia a supporto della disabilità

          Secondo le previsioni di un gran numero di istituti di ricerca, i badanti robot per anziani avranno un ruolo sempre più incisivo nella nostra società.

          Le stime più recenti dimostrano che la società (italiana, europea e occidentale) invecchia progressivamente grazie all’aumento della speranza di vita. Ciò comporta maggiori spese a carico dei familiari degli anziani, nonché del sistema sanitario, sociale e assistenziale.

          È probabile, inoltre, che la domanda crescente di badanti (uomini o donne) e addetti alla cura non potrà essere soddisfatta con i mezzi attuali, non più in grado di proteggere i diritti e la salute dei moltissimi anziani in difficoltà.

          Per questo, sezioni importanti del mondo delle università e dell’innovazione hanno raccolto la sfida, e continuano a investire risorse in direzione della creazione di robot dedicati agli anziani. Tante aziende private o istituti pubblici, in tutto il mondo, hanno presentato e perfino lanciato sul mercato la loro personale idea di robot badante, ciascuno dotato di particolari caratteristiche e potenzialità.

           

          Robot badanti: i progetti più ambiziosi

          Sono già parecchi i robot badanti che aspirano a sostituire quasi del tutto gli assistenti umani nella maggior parte delle loro funzioni. Se molti di essi sono ancora in fase di sperimentazione, alcuni hanno già superato dei test sul campo, riscuotendo un discreto successo.

          • Il più celebre, forse, si chiama Romeo, ed è stato progettato dall’azienda francese Softbank Robotics fin dal 2009, grazie a importanti finanziamenti di enti governativi del settore. La sua nuova intelligenza digitale gli permette di riconoscere i volti, ricordare promemoria, cucinare, raccogliere oggetti, spostarsi e perfino dare qualche risposta. Nei confronti di un assistito anziano, Romeo lo potrebbe aiutare a vestirsi, sollevarsi, pensare al proprio benessere e alla propria sicurezza, prendere i medicinali all’ora giusta. Per ora, comunque, il suo costo lo rende adatto solo a ospedali di alto livello; per la versione domestica bisogna attendere ancora.
          • La medesima azienda ha dato vita anche a Pepper, da anni presente tra i malati e i pazienti delle case di riposo giapponesi e in costante diffusione in tutto il mondo. Come Romeo, Pepper comprende e risponde alle domande, oltre a poter riconoscere lo stato d’animo del suo interlocutore. Le sue capacità, maggiormente incentrate sulla comunicazione, lo hanno reso un grande successo commerciale.
          • Un progetto nazionale assai rinomato è R1, opera dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (che aveva già dato i natali al suo sofisticato predecessore iCub). R1, più economico dei cugini francesi, cela una tecnologia non meno avanzata. Può riconoscere volti e oggetti, sa sollevare pesi e aiuta a tenere compagnia agli anziani, anche grazie alle sue funzionalità sociali.
          • Molto simili alle funzionalità di R1 sono quelle di Robot-Era, realizzato dai ricercatori della Scuola Sant’Anna di Pisa sulla base di un progetto europeo.

           

          Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di avere un badante robot?

          La tecnologia attuale di questi e altri robot simili non è giunta a uno stadio abbastanza avanzato da non presentare difetti, talvolta anche notevoli. A ciò aggiungiamo che anche le persone potrebbero non essere pronte a interagire con un robot durante la loro quotidianità.

          Tuttavia, è indubbio che il badante robot presenta più vantaggi che svantaggi. Con un costo che ogni anno si fa più accessibile e meno proibitivo, una famiglia può portare a casa un dispositivo di alta tecnologia, con mille funzioni diverse e in grado di semplificare notevolmente le attività di tutti i giorni, soprattutto se l’anziano a carico soffre di problemi molto delicati.

          Badante robot: tutti i vantaggi

          Per elencare i pro dei badanti robot, non si può che cominciare dall’aspetto economico. Moltissimi modelli costano ormai quanto un motorino o un computer di ultima generazione. Per esempio, il robot giapponese Sota, utilissimo per gli anziani, può essere acquistato a circa 800 euro; il già citato R1, che funziona con meccanismi più avanzati, si paga tra i 5.000 e i 10.000 euro.

          Può sembrare comunque un esborso notevole, certo. Se l’intenzione dell’acquirente è davvero quella di sostituire il badante umano, dovrà investire in una sola occasione una cifra rilevante. Non bisogna dimenticare, però, che un robot sofisticato ha tra i suoi scopi quello di far risparmiare il denaro che altrimenti investiremmo in un assistente domestico (denaro che sale facilmente oltre i 1.000 euro mensili per una presenza diurna parziale).

          In più, tutti i robot badanti ora in commercio prevedono aggiornamenti costanti, che garantiscono la loro durata nel tempo, e collegamenti ininterrotti alla rete per scaricare informazioni e migliorare le proprie attività. Anche l’assistenza, in molti casi, viene garantita a un costo fisso mensile.

          Oltre ad aggiornarsi per gli input della casa madre, spesso il robot badante può imparare da noi. I modelli più tecnologici non solo riconoscono il loro assistito, ma tengono in considerazione le sue abitudini, il suo modo di esprimersi e tutto ciò che può essere d’aiuto a svolgere la loro funzione e migliorare la qualità della vita dell’anziano.

          Grazie alla sua memoria infallibile, inoltre, non corre mai il rischio di lasciare l’anziano da solo, e gli tiene sempre a mente gli orari esatti per assumere farmaci o fare un po’ di moto.

           

          I contro dei robot badanti

          Nonostante tutti questi pregi, i robot di questo genere hanno ancora qualche difetto.

          Sappiamo che al giorno d’oggi le intelligenze artificiali sono tutt’altro che perfette, come le scienze che le creano. Certo, quelle dei robot badanti sono molto più sofisticate delle AI gratuite di un assistente virtuale per smartphone. Nonostante questo, alcuni comandi potrebbero risultare difficili da impartire, e le conversazioni con i robot restano ancora macchinose e finalizzate solo a ottenere informazioni specifiche.

          Il principale difetto riguarda però gli utenti stessi. Per interagire con un robot c’è bisogno di entrare in una certa ottica di idee, modulare il proprio linguaggio e in qualche modo anche le proprie abitudini. Cosa che non tutti gli utilizzatori finali sono pronti a fare.

          Può davvero un robot sostituire un umano?

          Al netto dei pregi e dei difetti, oggi un robot non può sostituire davvero un essere umano. Non c’è dubbio che, ormai, un badante robot possa prendere su di sé moltissimi dei compiti di cui oggi si occupa un badante umano.

          Ciò che manca, però, è qualcos’altro: per i robot non è possibile provare empatia. La scienza ci ha abituati a immaginare un futuro in cui una macchina sarà capace di provare vere emozioni e di riconoscere quelle altrui, avendo anche consapevolezza di sé. Un obiettivo ancora ben lontano.

          L’intelligenza artificiale di un robot odierno, anche il più sofisticato, può simulare moltissime emozioni che, però, sono finte, risultati di un algoritmo. È per questo motivo che le persone restano insostituibili, a livello relazionale ed empatico, come le loro storie e la loro presenza.

          Naturalmente, per l’uomo è possibile affezionarsi al robot, e provare qualche emozione per lui. Molte persone si sentono tristi perfino quando devono sostituire il loro vecchio smartphone. Le aziende produttrici di sistemi robotici, del resto, stimolano questo processo psicologico: creare robot umanoidi con braccia, gambe, occhi grandi e un volto amichevole spinge il loro proprietario a considerarli quasi membri della famiglia.

          Nonostante tutto questo, non viene meno il problema dell’empatia. Se noi proviamo emozioni verso i robot, loro non ne provano per noi. Possono riconoscere in qualche modo i nostri sentimenti dal volto o dalle parole, e rispondere di conseguenza, ma, ad oggi, l’aspetto cognitivo dell’essere umano resta insostituibile.

           

          Come è vissuta dagli anziani l’assistenza di un robot?

          Anche a causa del problema dell’empatia, gli anziani spesso faticano ad abituarsi ai robot badanti.

          Ci sono numerosi ostacoli, tra i quali la poca dimestichezza con le nuove tecnologie, la difficoltà di comunicazione legata all’età, la naturale diffidenza per un prodotto tanto diverso rispetto a ciò che gli anziani sono abituati a conoscere.

          Per tutte queste ragioni, gli anziani potrebbero sentirsi persi senza il contatto umano con una persona fisica. Anche se il robot può sostituirne le funzioni principali a livello di tecnica, come abbiamo visto, non può sostituire la sua umanità e le sue caratteristiche psicologiche.

          Ma non è solo un problema degli anziani; sembra piuttosto una questione culturale, che coinvolge anche i giovani. Se in Giappone le persone sono molto più propense a rapportarsi coi robot, sondaggi recenti svolti in Europa testimoniano che il 60% delle persone vorrebbe vietare i robot nelle case private, e il 50% si sentirebbe a disagio nel rapportarsi a un robot durante la sua vita quotidiana.

          In base a simili considerazioni, le aziende di robotica stanno investendo molto nella creazione di un’immagine e di una cultura positive riguardo ai robot badanti, o ai robot da compagnia. In aggiunta, le stesse case produttrici si stanno dedicando al coordinamento tra questi progetti e lo sviluppo della domotica, al fine di rendere i loro robot ancora più integrati con l’ambiente domestico, e dunque intelligenti e utili.

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