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Montascale per Anziani e Disabili

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          9 Set, 2019 | Società

          L’integrazione scolastica degli alunni disabili deve essere un obiettivo perseguito da tutte le figure che gravitano attorno all’ambiente scolastico. Ecco qual è la situazione in Italia e come la si può migliorare.

          Disabili a scuola: è necessaria una maggior sensibilizzazione?

          Sono trascorsi un bel po’ di anni da quando gli alunni disabili frequentavano le cosiddette classi differenziali, con la convinzione errata che andassero tenuti separati dagli altri bambini, per garantire a tutti quanti un adeguato livello di istruzione.

          Oggi, i concetti di inclusione e di abbattimento delle barriere architettoniche hanno fatto sì che gli alunni disabili possano stare insieme agli altri bambini e godere di uguali diritti anche in materia di istruzione.

          Nonostante i passi avanti compiuti in questo senso, però, sono ancora tanti i casi di discriminazione che avvengono tra le mura scolastiche. Sono ancora molte le difficoltà da superare, sia di tipo sociale che culturale, anche se l’ambiente scolastico è sempre più attento ai bisogni degli alunni con disabilità e delle loro famiglie.

          Qual è la situazione attuale in Italia?

          Sebbene spesso manchino le risorse per gli insegnanti di sostegno e ci sia bisogno di potenziare ancora i servizi offerti agli alunni disabili che frequentano la scuola, il nostro Paese è all’avanguardia nel campo della tutela dei diritti degli alunni disabili.

          Le leggi fondamentali

          Se non si tiene conto del Decreto Legislativo n° 66 del 2017, e delle modifiche che hanno fatto slittare la data della sua entrata in vigore al settembre del 2019, sono due le norme fondamentali che garantiscono il diritto all’inclusione degli alunni disabili e predispongono gli strumenti perché ciò avvenga:

          • la legge 517/77, che ha il merito di aver abolito le classi differenziali ed individua modelli didattici flessibili ed altre forme di integrazione;
          • la legge 104 del 1992. Un’importante legge quadro nazionale che si concentra sui diritti dei disabili, compreso quello dell’integrazione scolastica nelle le scuole di ogni ordine e grado, la programmazione coordinata dei servizi scolastici con gli enti del territorio che offrono assistenza e l’inserimento dell’importante figura dell’insegnante di sostegno.

          In aggiunta a questa normativa, bisogna citare anche la legge 170/2010 e le Linee Guida sui DSA (stilate nel 2011), che riconoscono e definiscono i Disturbi Specifici di Apprendimento e delineano le misure necessarie per andare incontro alle necessità dei bambini che sono affetti da questi disturbi cognitivi.

          I BES: Bisogni Educativi Speciali

          Il trittico di norme composto da:

          • Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica“;
          • Circolare Ministeriale n°8 del 6 marzo 2013 “Strumenti d’intervento per gli alunni con BES“;
          • Nota 2563 del 22 novembre 2013 “Strumenti di intervento per gli alunni con BES. Chiarimenti”;

          introduce il concetto dei BES “Bisogni Educativi Speciali” e della necessità di personalizzare l’insegnamento, al fine di valorizzare i punti di forza di un alunno e fornirgli gli strumenti per potenziare i punti deboli.

          Un altro passo avanti nel superamento del dualismo tra bambini portatori di handicap e bambini normodotati e del concetto di integrazione, che deve essere sostituito con quello più corretto ed equo dell’inclusione. In tal senso, assume un ruolo rilevante la figura del Dirigente Scolastico che il Ministero dell’Istruzione definisce garante dell’offerta formativa e deve quindi accertarsi che il POF, il Piano dell’Offerta Fomativa, sia in grado di offrire delle risposte precise alle esigenze educative dei singoli individui.

          Quali sono gli strumenti per l’integrazione scolastica?

          La collaborazione tra le istituzioni scolastiche, gli enti territoriali e le famiglie dei disabili è fondamentale per favorire l’inclusione degli alunni disabili e rendere il più semplice possibile la loro vita scolastica.

          Lo Stato mette a disposizione dei docenti, degli alunni disabili e delle loro famiglie tutta una serie di strumenti a favore dell’integrazione scolastica:

          • GLHI e GLH (Gruppo di Lavoro per l’Handicap di Istituto e Gruppo di Lavoro per l’Handicap). Aperti a tutti i soggetti e gli enti che ruotano attorno alla scuola, compresi ASL, comune, servizi sociali, insegnanti, famiglie degli alunni (non solo disabili). Il primo ha il compito di collaborare con il Dirigente Scolastico formulando proposte sia nell’abito educativo che in quello organizzativo, per migliorare l’integrazione. Il secondo, invece, si concentra sui singoli alunni e raduna tutte le figure e gli enti chiamati ad occuparsi della sua formazione;
          • Profilo descrittivo di funzionamento della persona (P.D.F.). Si tratta di un documento che viene stilato in concomitanza con l’inizio della frequenza del primo anno scolastico, in seguito alla diagnosi funzionale, ed evidenzia sia le difficoltà che i punti di forza dell’alunno. Serve per fare il punto sulla sua situazione di partenza, con le tappe di sviluppo già conseguite e un programma con quelle ancora da conseguire;
          • Piano Educativo individualizzato (P.E.I.). Viene stilato ogni anno, per definire gli obiettivi di apprendimento riferiti alle diverse aree disciplinari, gli obiettivi educativi e quelli inerenti la socializzazione. Esso comprende anche gli itinerari di lavoro e i quali metodi, materiali e sussidi siano opportuni per il raggiungimento degli obiettivi;
          • Insegnante di sostegno. Gli insegnanti di sostegno hanno una formazione e competenze specifiche e vengono assegnati alle classi dove sono presenti uno o più alunni con disabilità. Uno dei fattori per determinare il numero di ore in cui è necessario il sostegno è il P.E.I.;
          • Assistente per l’autonomia e la comunicazione. È una figura che viene richiesta dal Dirigente Scolastico quando l’alunno è affetto da una disabilità grave. La persona che ricopre questo ruolo si dedica ad un solo alunno, ed ha il compito di mediare e sostenere il bambino o il ragazzo nel suo percorso di studio.

          Il percorso per avere accesso agli strumenti per l’integrazione scolastica

          Per essere sicuri che il percorso scolastico del proprio figlio disabile inizi e prosegua nel migliore dei modi, una famiglia deve conoscere alcune tappe fondamentali da seguire:

          1. L’attestazione che l’alunno si trova in una situazione di handicap, che si ottiene rivolgendosi ad uno specialista incaricato dalla ASL oppure richiedendola ad uno specialista privato convenzionato;
          2. diagnosi funzionale. Oltre ad effettuare la valutazione e l’accertamento della tipologia e la gravità del deficit, mette anche in luce i punti di forza e le potenzialità dell’alunno;
          3. iscrizione a scuola. La si può fare dopo aver ottenuto i due documenti precedenti. È consigliabile prendere in considerazione più strutture e valutare attentamente i loro POF;
          4. individuazione della classe. Viene fatta dal collegio dei docenti. Contestualmente ad essa, viene effettuata una ipotesi delle ore di sostegno necessarie, formulata dal consiglio di classe;
          5. richiesta dell’insegnante di sostegno. In seguito alle previsione effettuate dal consiglio di classe, il Dirigente Scolastico si occuperà di richiedere l’insegnante di sostegno per la classe dove verrà inserito l’alunno;
          6. trasporto scolastico. Per tutta la durata della scuola dell’obbligo, gli alunni hanno diritto di usufruire del servizio di trasporto scolastico gratuito. La domanda deve essere depositata in comune secondo i tempi previsti;
          7. gite scolastiche. Gli alunni disabili hanno diritto a partecipare alle gite scolastiche, pertanto la scuola deve mettere a loro disposizione tutti gli strumenti necessari per consentire e agevolare la loro partecipazione.

          Inoltre, nel caso siano presenti barriere architettoniche che impediscono l’accesso alla struttura scolastica, pubblica o paritaria che sia, questa deve mettere in atto tutti gli interventi necessari per eliminarle, o, in alternativa, aggirarle.

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